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Posts written by Abdiel

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    Dei nuovi leader, sarebbe stato il caso di nominarli. La cattedrale del sangue avrebbe dovuto sicuramente, per quando riguardava la dimora dei mietitori, era ancora incerto il destino del suo signore.
    "Preferisco estirpare le erbacce"
    Richiamò la lama fantasma del suo braccio, iniziando a perlustrare ad occhio la zona. L'aveva scovato vicino al complesso di gallerie affianco al precipizio che si getta nel cuore del lago. Da lì la battaglia era proseguita fino ad arrivare a dove si trovavano. Le tracce di lotta e gli schizzi di sangue erano già stati cancellati dalla neve. Pazienza, ricordava ancora dove era iniziato.
    "Questo genere di mostri amano 3 cose. La razzia, le donne, quello che fanno alle donne"
    Accuró con una punta di efferata ironia.
    "Se ne stava a masticare un braccio mozzato laggiù, forse era di vedetta oppure non voleva farsi beccare dai familiari a fare l'ingordo"

    L'antro era ad una ventina di metri, Abdiel s'incamminò.
    Alberi e piante rampicanti erano seccate, smorzate da corruzione ed inverno, rimaneva solo la gelida pietra ed un'oscurità senza fine. Guardò il compagno.
    "Tu hai l'udito più fine, se non ti dispiace ... fai strada. "
    Si chiedeva quale creatura avrebbero trovato. Quella uccisa da Abdiel doveva essere un incrocio fra un uomo ed un demone di basso rango, nato da qualche unione deviata. Magari avrebbero trovato altri come lui se non il paparino in persona.
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    Kaneel era nel giusto. Un soldato non aveva il diritto di contestare direttamente le decisioni di un comandante, un soldato deve eseguire gli ordini. Ma un soldato per quanto possa eseguire la volontà di altri rimane sempre un'entità a se stante, come tale ha capacità di pensiero.
    Anticipare gli Hylden, attaccare per primi come aveva suggerito Abdiel, avrebbe davvero salvato delle vite o portato l'effetto opposto? Nessuno poteva dirlo in quel momento.

    "L'avrei fatto, se mi fosse stato possibile. Rekius come altri prima di lui è scomparso fra le pieghe del tempo. Forse in cerca di una soluzione a questa catastrofe, o semplicemente ucciso"
    Ucciso, Abdiel aveva pensato più volte che il signore della Cattedrale avesse avuto un triste epilogo, dopo la dipartita del senzacuore. Non li avrebbe abbandonati, non lui.
    "Rekius avrebbe apprezzato questa... Umanità. Alla fine è ciò che eravamo, uomini. Sebbene il tempo ci abbia cambiato, distrutto i nostri corpi e alterato le nostre menti"
    Si mosse di qualche passo, allontando lo sguardo dal suo interlocutore per posarlo sul paesaggio. I pilastri sempre anneriti quasi si fondevano con le grigie nubi ed il nero della notte.
    "Bleed è risoluto, Asgarath è giudizioso. Entrambi però hanno difetti; uno per la sua natura fin troppo umana e l'altro per il grande distacco da quest'ultima.
    Rekius sapeva avere le qualità di entrambi. Mi chiedo se qualcuno fra loro possa succedergli, se non dovesse fare ritorno"
    L'assenza di Rekius l'aveva spinto ad affrontare i Belial senza nessuna parola d'incoraggiamento, spinto solo dalla sua volontà. Sebbene avesse trionfato, preferiva riferire direttamente a lui della vittoria, non agli archivi dell'Alleanza
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    Abdiel sogghignò, per quanto gli era possibile.
    "Gli Hylden... Si, hanno fatto la loro mossa. Li abbiamo contrastati, un grande guerriero è caduto. Sebbene il suo sacrificio abbia momentaneamente fermato i nostri nemici, la sua morte ha aggravato la condizione di questo mondo.
    Spesso mi chiedo se i nostri leader non abbiamo sbagliato. Nessuno può mettere in discussione la loro saggezza e valore, ma non si può vincere una battaglia solo alzando lo scudo. Rimanere in attesa, aspettando la prossima mossa dei nostri avversari, in questa perenne situazione di stallo... Non fa per me. Se qualcuno decidesse di prendere quella spada che i vampiri custodiscono tanto gelosamente nella loro cattedrale e recidere per sempre le vite dei nostri nemici, avrebbero tutto il mio sostegno"
    Rimase in silenzio per qualche secondo, meditando sulle sue stesse parole, su quel suo desiderio.
    "Ma in simile gesto sarebbe un oltraggio per l'Alleanza, ed i trasgressori vanni puniti. O almeno si dovrebbe..."

    Il vento prese a soffiare, una gelida brezza invernale che faceva oscillare il suo mantello. Il sangue sulla sua mano sinistra si era già seccato.
    La destra invece era immacolata, a testimoniare la gittata dell'arma che ora impugnava.
    Prese a brillare, fuochi fauti e fasci di energia.
    "Siamo ad un passo dal baratro, ed i nostri nemici spingeranno per farci cadere. Ma è in periodi come questi che viene fuori la vera tempra di un individuo,di un guerriero... Come me e te"
    Una enorme arma spirituale azzurra, fatta di due lame che s'incurvavano a mo' di falce alle rispettive estremità.
    L'evoluzione della mietitrice di Abdiel.
    "Combattere al tuo fianco, di nuovo? Si, è una cosa che apprezzerei. Sebbene io preferisca combattere da solo, da soli non si può vincere una guerra... Gli alleati sono preziosi, e quelli che ti possono guardare le spalle ancora di più... Ne abbiamo perduti anche troppi"

    Edited by Abdiel - 8/12/2022, 19:22
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    Una figura familiare gli si avvicinò; occhi spiritici, pelle azzurra e l'aroma di morte tipico di creature del suo stesso stampo. Quei tratti distintivi che lo rendevano così dissimile dagli altri, non li aveva visti per anni, forse si era quasi dimenticato di lui.

    "È riuscito ad intrattenermi finché le gambe lo hanno retto, poi gli e le ho tranciate... "
    Rispose, mentre calciava via i resti.
    L'ammasso di carne e ossa scivoló sul ghiaccio lasciandosi alle spalle una scia verde e vischiosa, infine cadde, affondando nelle acque lercie di corruzione e morte. I pesci avrebbero avuto un pasto indigesto.
    "Non ci si vide da molto... Kaneel" la voce di Abdiel più simile a quella di un mostro, un'anima maledetta del mondo spirituale; chissà se il vecchio compagno l'avrebbe riconosciuta.
    "Sei scomparso parecchi anni fa, alcuni per qualche periodo ti hanno creduto finito nell'oblio assieme ad altri. Molte cose sono successe da allora, ma te ne sarai accorto da te"
    Si diede una scrollata di spalle, lasciando cadere la poca neve accumulata.
    "Almeno l'inverno tiene al guinzaglio parecchi vampiri.
    Rimangono solo ... gli altri.
    Ormai noi siamo questo, spazzini di anime che recidono i tumori nella speranza di fermare un cancro millenario."
    Disse, forse più a se stesso che per confutare col vecchio compagno di battaglia.
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    Con l'arrivo del periodo gelido a Nosgoth, in molti dopo aver fatto scorte si ritiravano e loro abitazioni per affrontarlo al sicuro acconto al proprio focalare.
    Molti, di certo non Abdiel. Sebbene la neve per via della sua composizione scacciasse i vampiri,altre creature infestavano le lande. Per un guerriero implacabile come lui, un mostro di furia e forza, era impossibile rimanere lontano dalla battaglia, specie dopo gli ultimi avvenimenti.
    Alcune acque del lago dei morti si era ghiacciate; per brevi tratti era possibile camminare sull'acqua solida. Egli era lì, il mantello scuro coperto dalla neve il braccio sinistro, zuppo di viscido sangue verdastro ed un cadavere dalle dimensioni ciclopiche orribilmente smembrato ai suoi piedi.
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    solo una parola dopo aver finito i remake di 2 e 3 in attesa del 4 rimesso a nuovo.
    Spettacolo
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    wHellcome Back allora
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    Era una brutta caduta, Abdiel lo sapeva bene, l'aveva vissuta in prima persona. Osservò il passaggio alle sue spalle, al di là di esso si snodavano numerose gallerie e passaggi, alcuni esistenti già da millenni ed altri invece sorti con gli sconvolgimenti degli ultimi secoli. Il mietitore aveva imparato a conoscerli bene, spesso si era recato nella solitudine della millenaria camera per riflettere. Il silenzio della stanza, priva anche dei predatori che infestavano il regno spettrale, quietava il suo animo.
    "Ti seguirò per questo ultimo tratto, ho tergiversato anche troppo. Come te, devo tornare alla Cattedrale "
    Abdiel cominciò ad avanzare nella cripta sommersa, vecchi monoliti dalle forme insolite saturi d'incisioni dal significato ignoto accompagnavano quel distorto paesaggio ricco di riflessi azzurri e verdastri. Le rovine proseguivano dritte per parecchi metri in direzione della Cattedrale, prima d'impennarsi verso l'alto. Enormi colonne anche dopo secoli di deperimento sul fondo del lago continuavano a sorreggere la tettoia di quello che in passato doveva essere stato un santuario o addirittura una cittadella. Le pareti attorno a lui non erano naturali, rimandavano ad una forma rettangolare, sicuramente anch'esse erano state parte dell'edificazione. Un'ultima scalata in alto, verso la superficie. Riusciva a vedere ad occhio il lento ed esotico movimento dell'acqua sulla sua testa.
    Appena fuori constatò nuovamente come il tempo non avesse modificato le rovine nemmeno all'esterno, ormai non rimaneva molto da sciupare. Quella era una zona quasi morta di Nosgoth, non vi era niente capace di suscitare un particolare interesse e reclamare il territorio.
    Un portale per il regno della materia brillava a pochi passi.
    "Devo salutarti... tu vorrai tornare a casa a tuo modo, io a modo mio..."
    Attraversò il varco, il mondo cominciò ad abbandonare quei profondi toni blu prendendo nuovo colore. Il regno della materia, solo lì poteva manifestare alcune delle sue capacità. Aveva conservato una discreta parte del suo potere glifico, nonostante la logorante battaglia che gli aveva procurato quelle ferite, tanto valeva sfruttarlo prima di tornare alla Cattedrale per ripristinare le forze.
    Una leggera scarica, sempre più intensa; crebbe fino a trasmutarsi in delle abbaglianti ali serafiche. Un solo battito d'ali, ed Abdiel angelo vendicatore, si elevò verso il cielo, un'intensa luce celeste in una notte senza stelle. Da lassù il mondo gli appariva molto più piccolo, grandi macchie di morte e marciume riuscivano lo stesso a trovare spazio nella sua visuale. La corruzione avanzava, ed il pianeta sanguinava al suo tocco abietto.
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    Abdiel, figlio del fulmine e cavaliere dell'Alleanza rimase immobile ad ascoltare i trascorsi del suo ordine.
    Si rialzò il cappuccio che aveva sfilato come prima, coprendosi nuovamente il volto.
    "Forse non avrò mai la risposta sul perché mi trovo qui, sul perché cammino ancora su questa terra malata. Ma almeno ho uno scopo, gli affetti che avevo in vita sono scomparsi da tempo, ed ora la causa è ciò che mi rimane. Perseguire il bene in questo mondo è ormai un atto futile e superfluo, tuttavia condannarlo sarebbe insensato. Alcune vite sono ancora degne di essere vissute" Concluse.
    Prese ad avanzare nelle rovine, luogo che l'avevano visto muovere i suoi primi passi come mietitore d'anime. I primi ricordi che i suoi occhi ebbero del dolore di una nuova esistenza, stremato e disorientato dal ricordo di una morte orrenda. L'acqua che ne bruciava la pelle come acido, penetrando lacerazioni e ferite, carne e tessuto che venivano strappati dalla forza della corrente. L'abisso, la morte e rinascita, la sofferenza di uno spettro errabondo.
    "Nonostante tutto, io so chi sono, cosa sono" Si fermò, non proferendo più alcun che. Nella sua mente però la consapevolezza sul chi e sul cosa era chiara, nitida come il lampo che nella notte spacca il cielo a metà.
    "Io sono la sanguinaria mano dell'equilibrio che piega la Corruzione, sono la redenzione ... Io sono l'angelo della morte"

    La redenzione che si oppone alla distruzione, Abdiel rimembrò il suo nemico Abaddon, il distruttore. Che fosse stato l'abisso o Abaddon stesso, i ricordi della vita mortale gli erano stati strappati via. Il primo scontro con il campione del distruttore, il Giustiziere Nero o Boia del Diavolo, aveva portato a lui nuove rivelazioni. Lui stesso un tempo era stato al servizio di Abaddon, lui stesso era stato il Giustiziere Nero, prima di spezzare le catene della propria prigionia e vedersi sconfitto da quell'immondo demonio. Da allora aveva ricordato molto, assai della sua storia precedente. Nei suoi sogni vedeva una donna, la sua presenza gli scaldava il cuore, confortandolo.
    Il mietitore in quell'assurda situazione era consapevole che la chiave per svelare il suo passato rimaneva affrontare quel nemico, ma dove si nascondesse era per lui un mistero. In una Nosgoth già decadente, già così vicina al baratro, non aveva poi così bisogno di fare la sua apparizione. Solo il Boia, il campione di Abaddon si era svelato a lui, il padrone preferiva non insudiciarsi le mani. Forse il distruttore stesso non era neanche presente in questo mondo, in questo piano di esistenza.
    "Un tempo feci un voto, una sorta di giuramento. Le parole spesso hanno potere, possono confortare ed ispirare. Ancora non mi capacito del perché, sentivo di avere bisogno di qualcosa in cui credere"
    I versi dal passato presero a rimbombargli in testa, non ripetette però davanti al druido ciò che aveva già detto in dinanzi alla statua di Raziel. Non aveva interesse a fargli conoscere parola per parola, sebbene nella sua testa rimembrava benissimo.
    CITAZIONE
    Giuro,
    dinanzi all’onnipotente fiamma purificatrice, a tutti i nomi di Colui che la rappresenta. Raziel, Demone, Mietitore, Angelo della Morte, Redentore e Distruttore, Pedina e Messia, Anima Errante e a quant’altri conosco o non conosco, su tutti i simboli che lo rappresentano.
    Giuro,
    a Colui che ci ha donato il libero arbitrio, che ha concesso a ogni essere vivente di regolare la sua vita, che la mia Anima in questo momento, guiderà ogni mio gesto alla ricerca e alla conquista della redenzione di queste terre ,
    che questa fiamma di cui diverrò portatore, oscurerà la corruzione,
    che la mia vita e la mia morte divenute una cosa sola, saranno affidate alla sua guida.
    Giuro,
    che ogni uomo, vampiro, mietitore ed essere vivente dedito alla causa mi sarà fratello,
    che la paura sarà la mia compagnia, ma mai mi impedirà di compiere gesti
    volti ad aiutare e soccorrere un mio fratello, perché il mio coraggio sarà tale da non impedirlo.
    Giuro,
    che Onore della Cattedrale, Flagello dello Spirito e Distruttore di Corrotti diverranno i nomi con cui mi si potrà chiamare,
    con essi, unito a tutti i miei compagni, precedenti, attuali e futuri. Combatteremo per sconfiggere la corruzione, il potere, la schiavitù.
    Giuro,
    che la mia mietitrice diverrà il rifugio per gli inermi contro i malvagi,
    che le purificanti fiamme di spirito ardenti sulla mano destra di Raziel, diverranno un faro inesauribile e nelle fiamme arderà la speranza di purificazione dalla corruzione.
    Giuro,
    che nessuna diversità degli esseri viventi , mi farà giudicare diverso l’uno dall’altro, ne questa condizionerà il mio arbitrio.
    La forza divina che circonda ogni essere, è la libertà che le fiamme purificatrici hanno concesso ad ognuno di noi.
    Con i nostri valori vincerò il male che vorrebbe limitarla o soffocarla.
    Giuro,
    che combatterò l’oscurità con lo spirito, la corruzione con la purezza.
    Ogni mio gesto, ogni azione, ogni pensiero, ogni insegnamento, ogni sentimento, saranno tesi a far trionfare la giustizia.
    Giuro,
    che quando verrà scatenata la mia furia e fame di morte,
    sarà a fine del bene di Nosgoth, della distruzione del male e dei miei nemici, ma voglia il fuoco purificante prendersi la mia vita se così non sarà.
    Giuro,
    di accettare da questo momento,
    che la mia aura divina divenga immortale,
    e tale rimanga fino a quando ci sarà un essere vivente che potrà dire di non essere libero.
    Questo,
    giuro adesso,
    davanti a Raziel,
    a tutti gli esseri viventi,
    ad ogni cosa di Nosgoth,
    alla fiamma purificatrice.
    Ovunque mi condurrà il cammino,
    sempre,
    lotterò per rispettare questo giuramento.
    Finché il mio pensiero diverrà fede,
    che in questo viaggio, mi guiderà.
    Giuro
    .

    Non sempre aveva potuto rispettare alla lettera quel giuramento, quel voto sacro. Ma nel combattere per l'equilibrio in un mondo quasi al di là della redenzione, in un mondo in cui colui che persegue la salvezza dello stesso non è altro che uno spettro vendicatore, un vampiro assetato di sangue pronto a strappare la vita senza provare rimorsi, come avrebbe potuto?
    Spesso quelle parole gli avevano permesso di superare grandi difficoltà, di caricare sulle spalle il peso della causa. Chi decide ciò che è giusto o sbagliato, è da sciocchi credere che entità superiori giudichino le azioni di ogni individuo, ma se così fosse secondo quali criteri si applica questo giudizio?
    Tempo fa aveva fatto quel giuramento per avere qualcosa in cui credere, perché anche un Guerriero Errante senza dio deve poter credere in qualcosa. Un concetto, un sogno.
    L'impegno in parte era stato rispettato, Abdiel Flagello della Corruzione da allora aveva continuato a combattere per l'equilibrio, spingendosi sempre di più in una battaglia senza riposo. I suoi fratelli e sorelle erano scomparsi, chissà in quali criptiche circostante, ma il suo spirito non ne veniva smorzato. Continuava a perseguire la giustizia dell'Alleanza, la fine della corruzione. In quanto cavaliere era il suo dovere, la sua croce ed il suo orgoglio.
    "Un giorno potremmo vedere le nostre fatiche ricompensarci, o perire prima. Non ci è concesso saperlo. Ma del resto, sapendo già il finale della storia, che senso avrebbe viverla?" Disse, con tono retorico.
    Che Abdiel, come anche gli altri, avrebbe visto o meno l'alba di un nuovo giorno, solo il tempo era capace di dirlo.
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    Abdiel rimase in silenzio, aspettando pazientemente che il druido finisse il suo soliloquio. Era diverso da lui in tutto e per tutto, uno stregone, rinato come mietitore dallo stampo dell'umanità, non del vampirismo. Nato per volontà di Respen, il fondatore della Cattedrale dell'Anima, non per casualità. Privo del volto della morte.
    "Siamo simili, seppur diversi... Io mi trovo in questo stato di non-vita a causa dell'uomo, si, ma questi uomini erano stati guidati da mani più immonde. Ma ti dirò una cosa che potrebbe non piacerti, i demoni sono abietti" Rimandò alle sue parole.
    "Ma anche loro possono essere degni alleati, se si sa contrattare. Un demone vuole solo i suoi interessi, ma le ambizioni di alcuni non sono grandi come quelle di altri. Alcuni possono aiutare chi riesce ad eludere i loro tranelli. Possono essere sfruttati a nostro vantaggio, in questo periodo di crisi non è il caso di fare di tutta l'erba un fascio. Passare a fil di spada chi potrebbe appoggiarci sarebbe scoccio.
    Non rincuorarti però dell'odio che provi per i tuoi antichi nemici, odiare è umano"

    Il nome di Naeryan non gli parve nuovo, la conosceva in quanto ella era un cavaliere. Aveva saputo che si stava occupando di quella medesima setta che egli stesso aveva affrontato.
    "Potrebbe essere morta... per sempre" Quelle parole non erano per urtare il druido, ma per confermare una possibile ed atroce realtà
    "Ciò che stava affrontando, poteva nuocere anche alla nostra razza, io sono stato il primo a fronteggiare quelle creature . Sarei andato con lei, ma altri incarichi necessitavano della mia presenza" Passò la mano sulla corazza di ossa, fredda ed affilata.

    "Non credo che la morte del senzacuore sia un fallimento, i grandi cambiamenti richiedono dei martiri. Io lo ringrazio, lo ringrazio per averci permesso di portare avanti la causa col suo sacrificio. Lo rispetto per avere liberato il nobile re William da coloro che avevano soggiogato il suo corpo e la sua mente"

    La curiosità del cavaliere fu stuzzicata nel sentire di quella figura, quel nome così singolare e leggendario, Respen.
    "Tu sei antico, hai visto generazioni di mietitori e vampiri giungere all'Alleanza e scomparire, tu l'hai conosciuto, vero? Respen. E' vero ciò che si diceva su di lui, che potesse richiamare gli spiriti deceduti per creare nuovi mietitori?"
    La leggenda della capacità di Respen di infoltire i ranghi della Cattedrale si era diffusa molto fra le mura di quest'ultima, ed era sopravvissuta nel tempo.
    "C'è una cosa che ho sempre voluto chiedere a Rekius, ma non si è mai presentata l'occasione. Tutti coloro che sono venuti prima di me avevano qualcosa in comune nel loro nuovo inizio, un elemento fondamentale che a me manca. Respen, era sempre presente alle rinascite dei mietitori?
    Perché, io non l'ho visto, non è stato lui a portarmi in questo mondo distorto. Sono risorto per pura... casualità"

    Abdiel fece qualche passo in avanti. Lentamente cominciò ad abbassarsi il cappuccio, rivelando un viso terrificante simile a quello di un cadavere. Lunghi capelli neri scendevano dal suo capo ed acuminate zanne da vampiro spiccavano sulla sua bocca.
    "Io sono diverso, da tutti voi. Io non sono risorto per volere di Respen, io ho quello che nessuno alla Cattedrale dell'Anima possiede, il volto della morte. Primo nel mio genere da quel che ho scoperto perquisendo gli archivi dell'Alleanza, non che qualcuno abbia mai provato a nascondere questa strana circostanza. Nato dal corpo di un vampiro, non credo di essere poi così diverso dagli Spettri dei vampiri che infestano il piano dell'oltretomba. La differenza fra ma e quelli, è che io ho mantenuto il senno. Ma forse è per questo che io sono così diverso anche nel mio agire"
    Fece roteare leggermente le gargantuesche lame gemelle, esibendo la particolare forma della sua mietitrice d'anime.
    "Anche questa mietitrice è diversa dalle altre, questa trasformazione... no, evoluzione, so che nessuno prima di me era mai stato in grado di raggiungere un simile livello"
    Forse perché nessuno aveva mai realmente provato, ad Abdiel era stato rivelato che la mietitrice poteva andare oltre lo stampo che gli era stato imposto dall'Alleanza, poteva diventare qualcosa di più. La mietitrice era come uno specchio dell'anima, capace di gioire e ribollire di collera alla stessa cadenza del suo portatore.
    "Quindi cosa sono davvero io? Un mietitore come te, o il fantasma di un vampiro che si è rifiutato di restare nella tomba?" Inconsapevole di cosa fosse realmente , del perché avesse quel viso mostruoso chiese ad Asgarath, Asgarath che aveva visto la Cattedrale e l'Alleanza avanzare nei secoli. Che qualcosa gli fosse sfuggito nel passare a rassegna il passato dell'Alleanza, forse il druido poteva dare una risposta.
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    Abdiel rimase in ascolto, per poi rivolgere lo sguardo alle lesioni che si era guadagnato dopo l'ennesimo scontro.
    "No, avrai già le tue ferite a cui badare." rispose, con indifferenza all'altruistica richiesta del druido.
    "Guarirò, come ho sempre fatto. Ultimamente i nemici sono diventati più numerosi e letali, alcuni perfino capaci di portare l'ombra della morte sulla testa di un mietitore. I rischi sono aumentati rispetto agli anni in cui ho fatto i miei primi passi per l'Alleanza... ma non sono ancora abbastanza per piegare me. "
    Si mise in piedi, il piano spettrale mandava luci alla distintiva cintura col teschio d'acciaio, che però non rifletteva alcun che.
    "La semplice peculiarità di alcuni demoni, capaci di affrontarci nel piano spettrale li rende avversari di altro calibro, rispetto ai semplici vampiri corrotti" Rimase vago nei dettagli, su chi o cosa gli avesse inferto dei danni così gravi. Avrebbe dovuto comunque fare rapporto alla Cattedrale, inutile divulgarsi adesso.
    "Alcuni dei nostri compagni sono scomparsi, e un nuovo mietitore non nasce ormai da parecchi anni. La corruzione cresce e le nostre forze vanno a ridursi invece di aumentare, mi domando se vale ancora la pena combattere per questo mondo. Si direbbe che siamo ad un passo dal patibolo.
    Persino Rekius, il nostro condottiero... Ormai da troppo non ho sue notizie. Mi chiedo se sia ancora... vivo..."
    Quell'ultima parola, vivo, aveva esitato un momento. Loro non potevano reputarsi espressamente vivi.
    Le lame si srotolarono dal suo braccio, prendendo forma. Due enormi mannaie incurvate all'estremità, come una sorta di mezzaluna crescente. Andavano verso la parte superiore ed inferiore dell'impugnatura, rendendo il portatore capace di scagliare lacerazioni dalla forma circolare, molto simili al vorticare dell'abisso che l'aveva visto morire e poi rinascere. Ognuna delle due lame non si distingueva dall'altra, perfettamente identiche in tutto e per tutto, l'equilibrio viveva in quell'arma.
    "Non credo ci avrebbe mai abbandonati in un momento come questo, ma se dovesse essergli successo qualcosa, credo spetterebbe a me vendicarlo"
    I primi attimi della nuova vita di Abdiel, un tempo guerriero della nobile città di Stahlberg nell'estremo nord di Nosgoth, furono burrascosi. Rabbia e confusione avvelenavano la sua mente, Rekius vide nonostante tutto un qualcosa in quel giovane mietitore iracondo, permettendogli di rimanere alla Cattedrale dell'Anima, purché avesse servito come nuovo soldato dell'Alleanza. I primi incarichi furono semplici, quasi banali a ripensarci. La sua forza e la sua tenacia erano cresciuti molto da quei primi tempi, al punto che il paladino Bleed gli concesse l'onore di definirlo colui che ha superato Raziel in persona, nel vedere la sua mietitrice evoluta. Abdiel riteneva però non di avere superato Raziel, ma di essere stato tanto temerario da spingersi oltre i suoi limiti, per plasmare una nuova realtà con le sue mani. Una mietitrice unica nel suo genere, diversa da tutte le altre, la realtà che aveva creato. Il primo mietitore dell'Alleanza ad essere figlio dell'abisso e del fulmine, si era distinto fra i suoi simili per quella caratteristica.

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    Aguzzó l'orecchio, un lieve echeggiare di passi che calpestavano la pietra millenaria. Scrutó una figura dai lineamenti umani, completamente ammantata. Lo riconobbe, l'aveva già visto in passato; Asgarath il druido, paladino dell'Alleanza. Stava un gradino più in alto rispetto a lui nella gerarchia dell'Alleanza, occupando lo stesso posto dello scomparso mentore di Abdiel, Rekius il gelido. La lama spettrale rimaneva aggrovigliata al suo braccio, non aveva motivo di sentirsi minacciata da quella figura. L'errante dell'abisso distolse lo sguardo da quell'ipnotico e mortale turbine verdastro sulla sua testa, rivolgendolo al druido.
    "Ossequi, paladino..."
    La voce del redivivo era tombale, rauca ed atroce, simile a quella di un mostro sorto dagli abissi dell'inferno.
    "Non sei qui perché hai un incarico per me, vero"
    La luce abbacinante ed ultraterrena di cui era impregnata la camera rivela squarci e ferite all'altezza del petto e sull'addome. Le braccia coperte da una inconsueta corazza di ossa aguzze mostravano il minor numero di lacerazioni. Quelle ferite erano state inferte non da mani o armi umane, ma da qualcosa di mondano che trascendeva il piano mortale. L'eden spirituale abitato da lugubri predatori ed anime nomadi, non aveva ancora risanato quelle profonde lesioni.
    "Ultimamente ho potuto testare la mia tempra più del dovuto"
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    La mangiatrice d'anime nella sua mano destra, la vendetta divina nella sinistra ed uno scuro copricapo che celava un volto terribile e raccapricciante, il volto della morte. Questo lo distingueva dagli altri, questo era ciò che rendeva unico Abdiel, figlio dell'abisso e non figlio di Respen. Mietitore per casualità e non per scelta, per un terribile scherzo dal fato. Rimaneva immobile, seduto sui resti di rovine dimenticate sul fondo del lago dei morti. Occhi vitrei rimanevano a fissare l'infinito vorticare a pochi metri sopra la sua testa. L'abisso, luogo della sua morte come vampiro e rinascita come spettro vendicatore. Diverso da tutti gli altri "fratelli" che potevano vantare di avere ancora la faccia.
    Primo mietitore d'anime nato per circostanze ignote, primo mietitore a portare il volto della morte e primo ad avere superato i limiti autoimposti dalla sua razza. Le lame gemelle, evoluzione della normale mietitrice d'anime, dormivano aggrovigliate al suo braccio destro come un serpente. Le due forge di cui era impregnata la sua lama riflettevano alcuni tratti della personalità del portare. Il fuoco, la prima che ricevette; La sua collera senza fine, collera di un passato dimenticato, collera di una vita che gli è stata strappata via. L'oscurità, la sua morale cinica; Il camminare sulla terra come spettro aveva maturato una profonda indifferenza e freddezza nella sua anima, gelido come le ombre di cui era impregnata la lama, portato avanti solo dal senso del dovere... e dal desiderio di vendetta.
    Doveri, doveri che pensava fosse d'obbligo rispettare in quanto gli era stata offerta un'opportunità di redenzione. L'equilibrio sempre più friabile a Nosgoth, era una sua diretta responsabilità, in quanto cavaliere dell'Alleanza il suo dovere consisteva nel distruggere la corruzione.
    Continuava a fissare il vortice, molti dei suoi fratelli e sorelle aveva lasciato la Cattedrale dell'anima, il Santuario si era quasi svuotato. In quanto cavaliere, lui aveva provato a rabboccare questa mancanza, facendosi carico del peso che sarebbe toccato ad altri. Numerose erano le battaglie alle sue spalle, aveva e continuava ad affrontare mille peripezie pur di non scomodare i suoi superiori per questioni anche troppo futili. Pochi erano divenuti gli attimi in cui poteva rimanere da solo in pace coi suoi pensieri, prima che la prossima carneficina bussasse alla sua porta.
    Lì, nella solitudine dell'abisso dove anni prima si era risvegliato, la sua anima trovava un certo conforto. Gli sconvolgimenti causati dalla recente corruzione dei pilastri erano molteplici, eppure quel luogo privo di quel si voglia sacralità rimaneva invariato. Forse perché non c'era poi molto da sconsacrare...
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    Oh beh che dire, non ti ho mai conosciuta in modo molto approfondito ma dispiace sempre quando qualcuno se ne va, specie dopo anni di ruolate e tempo passati in forum.In ogni caso ti auguro buona vita
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    Benvenuto
910 replies since 1/10/2012
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